CELLULE STAMINALI

Le cellule staminali o totipotenti sono presenti anche nel sangue periferico e si possono prelevare con il separatore cellulare per essere poi trasfuse a scopo trapiantologico (tale procedura è eseguibile solo presso le strutture trasfusionali)

Le cellule staminali da cui traggono origine i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine possono essere ottenute sia tramite prelievo di midollo osseo (che si trova all’interno delle ossa) sia tramite prelievo delle cellule staminali contenute nel sangue che normalmente circola nell’organismo (sangue periferico). Già da svariati anni è stato dimostrato che ogni individuo presenta nel sangue periferico cellule staminali; purtroppo la quantità di queste cellule è molto bassa (meno dello 0.1% di tutte le cellule), pertanto occorre somministrare delle sostanze che “spostano” le cellule staminali dal midollo osseo al sangue periferico (sostanze mobilizzanti). L’utilizzazione di tali sostanze (fattori di crescita) in donatori di cellule staminali da sangue periferico raccolte mediante separatore cellulare (staminoaferesi) permette di fornire una ulteriore possibilità di guarigione per pazienti affetti da malattie ematologiche, ad esempio leucemie. L’impiego di donatore sano come fonte di cellule progenitrici comporta da un lato l’individuazione del tipo e delle dosi ottimali di fattore di crescita da somministrare e dall’altro impone che ogni Struttura Trasfusionale indichi la quantità minima di staminali da raccogliere affinché il trapianto abbia la migliore possibilità di attecchire (tale quantità è fissata in 3-5 milioni di cellule staminali per kg di peso corporeo del ricevente). Altrettanto importante è la determinazione del tempo in cui eseguire la staminoaferesi: la somministrazione dei fattori di crescita infatti determina un picco di produzione intorno al 5° giorno dalla somministrazione.

Raccolta delle Cellule Staminali

La strategia della raccolta delle cellule staminali da sangue periferico è piuttosto complessa e deve riguardare:
• L’attenta valutazione preliminare del donatore, tramite la programmazione di accertamenti di laboratorio (emocromo, elettroliti, test di funzionalità epatica e renale, test della coagulazione) e strumentali (radiografia del torace, elettrocardiogramma ed eventuale ecocardiografia);
• Lo studio degli accessi venosi periferici, per garantire una raccolta ottimale: infatti, in mancanza di sicuri accessi venosi periferici, caso molto raro nei donatori di sangue, si impone il posizionamento di particolari aghi;
• Lo studio, tramite la citometria a flusso con anticorpi monoclonali, del numero delle cellule staminali permette di individuare il momento in cui eseguire l’aferesi.
Inoltre durante la procedura occorre:
• Monitorare la pressione arteriosa e la frequenza cardiaca;
• Una procedura ottimale di raccolta deve prevedere la processazione di almeno due volumi ematici per seduta per una durata complessiva di circa 2-3 ore; qualora non si sia ottenuta una quantità di cellule staminali ottimale nella prima procedura sarà necessario eseguire una seconda procedura il giorno seguente;
• Il flusso ematico deve essere costante e sufficiente (35-60 mL/min);
• L’anticoagulante (ACD-A) somministrato deve avere un rapporto di 1 mL per ogni 10-12 mL di sangue processato per garantire la perfetta anticoagulazione delle cellule raccolte e la sicurezza per il donatore; per contrastare gli effetti collaterali da ACD-A è consigliabile somministrare calcio gluconato in vena durante la procedura quando il donatore avverte formicolii alle labbra.
Per migliorare la raccolta bisogna mettere in atto strategie che limitino l’inquinamento del prodotto finale da parte di globuli rossi, piastrine e globuli bianchi in quanto questi componenti del sangue determinano un minore attecchimento del trapianto. Per il donatore si impone inoltre un follow up a lungo termine per verificare gli effetti della somministrazione del fattore di crescita. La tecnica di donazione di cellule staminali raccolte da donatori sani mediante aferesi (staminoaferesi) è una procedura che si è dimostrata sicura e priva di reali rischi per il donatore. La procedura con aferesi rispetto a quella tradizionale che utilizza come fonte le cellule staminli presenti nel midollo osseo è sicuramente meno impegnativa, infatti quest’ultima non rende necessario il ricovero del donatore e soprattutto viene evitata l’anestesia generale. Il vantaggio più importante è quello della riduzione del tempo necessario per la produzione di piastrine e di globuli bianchi da parte del paziente/ricevente in quanto le cellule staminali da sangue periferico attecchiscono prima rispetto a quelle da midollo: questo comporta un minor rischio per il paziente che, tra l’altro, necessita di un minore supporto trasfusionale post-trapianto.